La Storia


Storia della Ribalta Ravello

Storia della Ribalta Ravello

Pioveva, forse, quella sera di ottobre del 1975.
Il giovane sacerdote Don Nicola Mammato decise di sfidare la noia del grigio inverno che incombeva. Un lampo, una decisione improvvisa: “fare del teatro”. L’idea fu comunicata quasi con pudore.
Chi avrebbe avuto il coraggio “di recitare in pubblico”‘? Chi sarebbe stato capace di realizzare le scene? Con quale lavoro esordire?
Tuttavia l’entusiasmo contagioso di don Nicola convinse tutti che ciò era possibile. L’opera su cui cadde la scelta fu “NON TI PAGO” di E. De Filippo, perchè sembrò la più vicina alla nostra realtà. Ci si arrangiò con tutto: Il locale fu la Chiesa di S. Martino; il palco e le scene furono realizzate inchiodando alcune assi raccolte; i costumi furono rimediati tra le vecchie cose, importunando genitori, parenti e amici. Ciascuno si trasformò di volta in volta in facchini, falegnami, sarti, scenografi, tecnici delle luci.
Una locandina scritta col pennarello, affissa con il nastro adesivo sulla porta del “teatro”, annunciava l’imminente debutto. Per la prima volta nella storia della contrada “San Martino”-“Monte”, il marito disse alla moglie: “Questa sera ti porto a Teatro”. Non ci furono né gioielli, né pellicce, ma fin dalle prime ore del pomeriggio, una piccola folla ingrossava sempre di più innanzi alla chiesa.
Era il 4 gennaio 1976.
Al momento del debutto uno sguardo alla sala incredibilmente gremita fece svanire ogni residua preoccupazione. Un fragoroso, tuonante applauso carico di gratitudine sottolineò il grande successo, tale che si dovette replicare la sera stessa.
Un vero e proprio miracolo si era compiuto. L’impegno doveva continuare; seguirono infatti “NU SURDO, DOJE SURDE, TRE SURDE, TUTTE SURDE”, ‘PASCARIELLO SURDATO CUNGEDATO” (farse di Antonio Petito) e “TRE POVERI IN CAMPAGNA” (atto unico di P. De Filippo), raccogliendo sempre maggior successo e collaborazione.
Come spesso accade, i momenti di maggiore gloria sono turbati: l’amico, l’ispiratore don Nicola Mammato, avrebbe lasciato la parrocchia per occupare un altro incarico, ma non fece mai mancare il suo entusiasmo né negò la sua collaborazione.
Nel 1980 il sipario della “Ribalta” non si schiuse puntuale per i ravellesi. I colpi vibrati dal terremoto trasformarono il gruppo in soccorritori, segnando con la propria presenza un significativo momento di solidarietà con quelle popolazioni tanto duramente provate. Furono erette tende per ricoverare i superstiti, trasferendo bambini ed anziani nelle località più sicure della Costiera Amalfitana, e raccogliendo anche l’esigenza di “sorriso” in tanta devastazione: in un prefabbricato, il gruppo mise in scena due farse su un palcoscenico realizzato con notevoli difficolta, riuscendo a dare un primo autentico segno di vita e di speranza per quella gente, dopo il terremoto.
L’anno successivo, il 1981, ci fu una grande novità a un tempo gradita e dolorosa. La cara chiesetta di San Martino fu abbandonata perché dichiarata inagibile e nell’allora “cinema parrocchiale” si costituì IL TEATRO DEL VESCOVADO.
I progetti teatrali, nel frattempo, stavano diventando sempre più ambiziosi e competitivi: Miseria e Nobiltà, Natale in Casa Cupiello, Na Santarella, per nominarne qualcuno.
La Pasqua del 1982 diede l’occasione per arricchire l’impegno sociale di toni culturali, con la “VIA CRUClS” in costume, un impegno davvero imponente: oltre cento comparse, numerosissimi collaboratori; tecnici delle luci, degli effetti sonori, dei costumi.[1]
Nel corso degli anni il cammino é stato costellato di momenti lieti, ma anche di vicende amare.
Il 31 gennaio 1995 uno dei pilastri del gruppo, Franco, “il Professore”, veniva improvvisamente a mancare, trascinando tutti fino all’orlo dello sconforto più completo. Ma poi, proprio quando il baratro sembrava inevitabile, Ia voglia di andare avanti è prevalsa con la forza di lottare ed il desiderio di esistere e continuare.
Nel giro di pochi anni furono affrontati due nuovi traslochi: nel 2001, a causa dei lavori di restauro nei locali del teatro, l’intera macchina organizzativa fu trasferita dapprima nell’Auditorium di Villa Rufolo e, successivamente, nel 2009, nei locali inferiori del monumento ravellese, creando uno spazio continuo tra le scenografie e le antiche strutture duecentesche.
Ultimo passo, in ordine cronologico, l’ufficializzazione: il 23 novembre 2010 vede la costituzione di un’associazione senza scopo di lucro, con l’unica motivazione di vivere a pieno l’esperienza teatrale.
In 40 anni le file della Ribalta si sono infoltite sempre più coinvolgendo i ravellesi di tutte le età, soprattutto i bambini: ognuno ha trovato la sua collocazione più congeniale, dedicandosi alle proprie passioni e contribuendo alla realizzazione di progetti sempre più ambiziosi, che spesso vanno oltre lo spazio fisico del teatro, abbracciando ambiti culturali più diversi, ma che non dimenticano gli obiettivi ed i valori di cui l’associazione si fa promotrice: i l’importanza dello stare insieme, la serietà, l’amicizia, l’affermazione del gruppo e la crescita continua.

 


1. Tratto da: “10 anni di Ribalta” di Marcello Giani